SAN PIO V

breve storia e informazioni

 

Pio v e il suo tempo

.......................

Breve storia di San Pio

...............

L'Empietà delusa

 

Inno a San Pio

 

La battaglia di Lepanto

 

Praeclarum Quidam Opus

( la bolla della fondazione di Santa Croce )

 

Per informazioni e visite guidate

contattare il Presidente

dell'Associazione Amici di Santa Croce

Piera   Bonabello

331.4434961

 

info@amici-di-santacroce-di-boscomarengo.it

www.amici-di-santacroce-di-boscomarengo-it

 

 

ritorno alla home page

 

Bosco Marengo 2003

 

 

PIO QUINTO E IL SUO TEMPO

 

 

Prima di parlare su San Pio V  è bene fare una panoramica sull’Eresia, sul Protestantesimo, sul Concilio di Trento e sull’Inquisizione per poter capire in quali tempi viveva, quali iniziative prese e quali giudizi che di conseguenza, sussistono ancora oggi sulla sua figura poiché  dell’inquisizione, egli ne fu il maggior ispiratore e ne diede l’esempio più zelante nell’applicarla mandando sul rogo tutti  gli eretici che gli capitò a tiro.

Fu il papa più duro e più spietato della storia, ma fu anche un papa integerrimo che ebbe a cuore la purezza della fede, il comportamento morale del clero e della sua disciplina e per ciò operò verso di esso in maniera decisa.

L’Eresia è una dottrina che, secondo la definizione dei teologi, si stacca da una verità rivelata e come tale proposta dalla Chiesa. E’ un’interpretazione diversa delle Sacre Scritture, dall’interpretazione ufficiale divulgata dalla Chiesa. La Chiesa Cattolica considera l’Eresia un delitto e un attentato alla sua stessa integrità. Come tale, essa fu sempre energicamente punita: e non solo mediante varie pene, compresa la pena di morte, ma anche talvolta con sanguinose spedizione militari e massacri di massa, come fu il caso della crociata contro gli Albigiesi e della notte di San Bartolomeo contro gli Ugonotti.  Le Eeresie sono contemporanee alla nascita del cristianesimo; ma si svilupparono particolarmente a partire dal II° secolo, quando le esigenze polemiche nei confronti delle altre religioni resero indispensabili alla Chiesa di precisare e fissare le proprie dottrine.

Innumerevoli sono state le Eresie che accompagnarono la Chiesa dalle sue origini fino ai tempi di Pio V; allora la Chiesa viveva il suo periodo peggiore a causa della Riforma Protestante la quale, naturalmente, mise in discussione quasi tutti i dogmi della Chiesa Cattolica quindi fu dichiarata Eretica e come tale perseguita. Il decadimento morale della chiesa fu il pretesto che adottò Martin Lutero per avviare la sua causa protestante

Egli condannò la chiesa cattolica contestando quasi tutti i suoi dogmi. Fu accusato di Eresia e condannato. Ma, nonostante ciò, la causa Protestante si estese a tutta l’Europa settentrionale riducendo il cattolicesimo a esistere solo in Portogallo, in Spagna, in Italia e in Polonia. In Francia c’erano guerre di religione tra cattolici e Ugonotti.  La maggioranza del clero era fatta di gente onesta che soffriva il vedere la morale della chiesa ridursi in quello stato, e capitava spesso che qualcuno si staccava dalla chiesa madre romana, si metteva, per cosi dire per conto proprio, però se poi non giurava fedeltà al papa veniva considerato eretico e perseguitato. 

Il Concilio di Trento

Fu Indetto da Paolo III  Farnese nel 1536,

ma la prima vera apertura lavori  iniziò solo il 13 dicembre 1545. Fu la condanna totale del protestantesimo e si definirono tutti i dogmi in maniera rigorosa. Fu decretato l’obbligo di residenza dei vescovi nelle loro diocesi e furono vietati il cumulo dei benefici. Questa prima sessione fu interrotta nella primavera del 1547. Una seconda sessione dei lavori  iniziò nel 1551. Quattro anni dopo la fine della prima.

Si affrontarono questioni di fede. Fu istituito l’Indice “ Index Librorum Prohibitorum ” cioè l’elenco dei libri  proibiti che secondo la chiesa non dovevano essere letti e neppure stampati. Si può dire che tutte le opere di valore storico, filosofico, politico, letterario, sono state elencate nell’indice.

Questa seconda sessione fu interrotta nel 1552.  La terza sessione riprese i lavori il 18 gennaio 1562. Dieci anni dopo la fine della seconda. Fu la conferma di diverse posizioni teologiche e la prevalenza dell’autorità del papa sul Concilio che concluse i lavori il 4 dicembre 1563. Ventisette anni dopo che fu indetto. Fu Pio IV che chiuse i lavori e subito lanciò il proclama della “ Professio  Fidei Tridentina " e  per dare contenuto concreto alle controriforme del concilio di Trento fu riorganizzata e rafforzata l’Inquisizione.

L’Inquisizione fu l’attività di un tribunale speciale che, nel diritto medioevale, aveva il compito di indagare privatamente e segretamente, al fine di scoprire i cristiani sospetti di eresia  e di condannarli, in quanto ogni deviazione dalla fede cattolica era considerata come delitto contro l’ordine civile, oltre che contro l’ordine ecclesiastico.

Ci furono tre ondate inquisitorie molto importanti nella storia seppur tra un’ondata e l’altra i tribunali inquisitori non restavano con le mani in mano.

1° inquisizione - inquisizione medioevale

iniziata da Innocenzo III nel 1215 con l’appoggio di Federico II

vittime illustri furono gli Albigiesi che furono completamente massacrati in una campagna militare.

2° inquisizione - inquisizione spagnola

le vittime di questa seconda ondata inquisitoria furono i mori, mussulmani convertiti, ma considerati infedeli perché  sospettati di praticare il loro culto segretamente e gli ebrei convertiti ( marrani ) sospettati di praticare, pure loro, il loro culto segretamente.

3° inquisizione - inquisizione romana

ove la vittima più illustre fu Giordano Bruno, bruciato vivo. Ma non solo. Furono sospettati di eresia anche diversi cardinali e nunzi apostolici, fu condannato persino Galileo Galilei.

In quel clima di intolleranza totale verso qualsiasi opinione ci furono pure eccessi da parte protestante contro i cattolici e addirittura da parte dei calvinisti contro i luterani. Un’intolleranza calvinista portò al rogo un certo Michele Servito ( luterano )  che Calvino fece bruciare vivo come eretico.

Come si intuisce le religioni si sono sempre mal sopportate e combattute ovunque siano esistite.

L’inizio di una attività inquisitoria in una diocesi era fatta da una cerimonia impressionante alla quale doveva partecipare tutto il clero della curia, il vescovo sia della curia che delle curie vicine e tutto il popolo del paese e delle borgate. Chi non si presentava alla cerimonia era sospetto di eresia e inquisito e finiva male. L’inquisitore durante queste cerimonie celebrava la Messa con tutti i cori e i canti che richiedeva, durava molto a lungo, poi andava sul pulpito della chiesa dove predicava lanciando i suoi anatemi contro chiunque fosse stato un eretico o solo non avesse rispettato fino in fondo i comandamenti della Chiesa. Dopo invitava chiunque fosse a conoscenza di atti contro la fede a fare delazioni .Anche se la delazione si rivelava un falso, il delatore era sempre tutelato nell’anonimato e la sua falsa delazione ignorata. Si creava così un clima di sospetti e paure che portava le persone a denunciare qualsiasi piccola cosa conoscessero o ne avessero sentore.

Istituito il processo contro gli imputati se riconosciuti colpevoli veniva pronunciato un’Autodafè

L’autodafè è il nome dato alla proclamazione della sentenza di morte per gli eretici e alla loro esecuzione capitale.

I rei erano consegnati al braccio secolare e condotti al supplizio con una imponente e macabra processione.

Se impenitenti gli eretici venivano bruciati vivi; se pentiti, ricevevano la piissima grazia di essere strozzati prima che venisse acceso il rogo.  L’ultimo autodafè fu eseguito a Valencia in Spagna nel 1826.

Così era l’Europa che trovò venendo al mondo.

Così era l’Europa ai suoi tempi.

Cosi era l’Europa in cui si formò fino a diventarne uno dei più zelanti protagonisti.

 

 

 

 ritorno all'inizio pagina

 

BREVE STORIA DI SAN PIO QUINTO

 

 ritorno all'inizio pagina

 

San Pio V è nato a Bosco il 17 gennaio 1504.

Figlio di Paolo Ghislieri e Domenica Augeri fu chiamato Antonio. Il bisnonno, Lippo Ghislieri e i suoi fratelli, emigrarono da Bologna nel 1445 disperdendosi per la penisola.

Fuggirono da quella città probabilmente perché il partito Guelfo venne perseguitato dal partito dei Ghibellini.

Ma probabilmente c’erano anche motivi di lotte intestine tra i clan signorili di Bologna. Quello del Ghislieri cadde in disgrazia e fu necessario fuggire e nascondersi.

Solo così si spiega la persecuzione fino alla morte dei Ghislieri tanto che fuggirono tutti da Bologna e cambiarono cognome per non essere facilmente rintracciati.

Il bisnonno Lippo si rifugiò a Roma, e il nonno Antonio con suo fratello Sebastiano si nascosero a Bosco, allora ancora fortezza che data la sua posizione strategica di controllo su tutta la Fraschetta era conteso da diverse signorie del contado.

Antonio Ghislieri ebbe parecchi figli tra cui Paolo che fu il padre del futuro pontefice.

Vivevano modestamente. Lavoravano a giornata in campagna per i signorotti locali.

Per caso passarono da Bosco due frati domenicani, notarono Antonio che era un bambino molto precoce e intelligente e gli proposero la carriera ecclesiastica. Fu per loro una manna.

La carriera ecclesiastica allora era il miglior mestiere che garantiva, a chi la intraprendeva, un buon avvenire.

Entrò nel convento dei padri predicatori di Voghera e fece la vestizione

Il 18 maggio del 1521 passò a Vigevano dove fece la professione.

Il 1° giugno del 1523 fu fatto figlio del convento di Vigevano.

Fu ordinato sacerdote a Genova  nel 1527 col nome di frate Michele. Ritornò a Bosco per ritrovare i suoi parenti e celebrarvi la messa nella chiesa dei SS Pietro e Pantaleone.

Trovo il paese devastato dall’ennesima guerra. Questa volta erano i francesi che facevano razzie su tutto il territorio. Allora celebrò la sua prima messa a Sezzadio, paese natale della madre.

Nel 1537 Carlo V, ascoltando le proposte degli alessandrini, diede ordine di smantellare il forte di Bosco. Infatti c’era il timore che in caso di assedio della città, il forte poteva essere usato dagli assedianti come base contro Alessandria. Furono tolti i cannoni, abbattuti alcuni tratti di mura. Furono tolti i ponti levatoi e il materiale di risulta cominciò a riempire i fossati che cingevano le mura. Cominciava a quel modo la distruzione del  più bel complesso edilizio che la Fraschetta avesse mai avuto. Nel 1642 il conte spagnolo di Sirvela, comandante la piazzaforte di Milano,  diede ordine di demolirlo totalmente. Furono abbattute le torri e le muraglie verso l’Erzano. Poi, dato l’appalto ad un boschese di completare l’opera, il forte fini per essere demolito completamente. Restarono i bastioni e gli archi delle tre porte d’entrata.  Alla fine nel 1814 furono abbattute anche questi.

Del forte rimanevano solo i bastioni che ancor oggi possiamo ammirare

Nel 1539 frate Michele ritornò a Bosco per la seconda volta come predicatore  e vi fondò la Compagnia del Rosario. Fu alquanto amareggiato nel vedere il suo paese ridotto a cumuli di macerie e la popolazione che viveva miseramente a causa delle guerre e delle distruzioni. Probabilmente furono questi eventi che formarono nell’animo del futuro papa la decisione che, appena avrebbe potuto, se fosse capitata l’occasione, una mano al paese non l’avrebbe negata pur di tirarlo fuori dalle sue miserie.

Il 2 giugno del 1521 fu eletto commissario generale della santa inquisizione

Nel 1555 papa Paolo IV lo nominò vescovo di Nepi e Sutri.

Il 15 marzo del 1557 fu creato cardinale dallo stesso Paolo IV.

Da allora fu chiamato il cardinale alessandrino

Fu dichiarato, in concistoro, sommo e supremo Inquisitore unica nomina a tale livello. Ne prima era stata adottata ne fu mai più utilizzata in futuro.

Il 1° maggio 1555 il papa Paolo IV moriva, gli succedette il 23 maggio papa Pio IV.

Nel 1560 Pio IV, gli conferì il vescovado di Mondovì

Ritornò a Bosco per la terza ed ultima volta accolto dalla popolazione con esultanza.

Nel 1562 iniziò ad acquistare i ruderi nel borgo di Castelvecchio, sopra i muraglioni, per fondare un convento domenicano e la nuova chiesa di santa Croce ed Ognissanti.

Il 9 dicembre 1565 moriva papa Pio IV.

Riunitosi il conclave, il 7 gennaio 1566 veniva eletto papa con il nome di Pio V a sessantadue anni.

Antonio Michele Ghislieri,  papa Pio V   boschensis

Pio V mantenne anche da papa lo stile di vita monastico e ascetico che aveva praticato fin dalla gioventù.  Il suo aspetto esteriore era segnato dall’ ascesi e dalle penitenze.

Fu un papa integerrimo che ebbe a cuore la purezza della fede, ma anche il comportamento morale del clero e la sua disciplina, tanto quanto la purezza della fede e per ciò operò verso di esso con fermezza.

Recitava bene la sua parte di papa, sempre scalzo soprattutto durante gli autodafè,  vestito completamente di bianco, con la sua lunga barba bianca, a capo scoperto, quando pregava aveva sempre lo sguardo estatico rivolto al cielo, la sua voce era inconfondibile, sempre assorto da una sincera pietà, il popolo era rapito, durante le processioni, tanto che si diceva che avrebbe convertito i protestanti al cattolicesimo solo con il suo sguardo.

La teatralità di Pio V consisteva in una varietà di rappresentazioni appartenenti alla tradizione cattolica e alle sue cerimonie, il cui scopo era quello di impressionare le coscienze per realizzare una trasformazione individuale e collettiva nelle persone, nel segno di un’autentica purezza della fede. Questo era il papa che il mondo osservava.

L’ambasciatore di Spagna scrisse al suo re che da almeno tre secoli sul soglio di Pietro non appariva una guida migliore. Nei rapporti personali Pio V appariva  buono e affabile. Quando però si trattava dei suoi principi e della disciplina ecclesiastica egli si muoveva con estrema durezza e severità.

A Roma e nello stato della chiesa le mancanze contro la santificazione della domenica, le bestemmie e l’adulterio vennero colpiti con punizioni draconiane. Si rendeva necessario ricordare a questo zelante pontefice che non aveva a che fare con angeli ma con uomini.

Un cappuccino lo invitò a riflettere sul fatto che per ogni versetto delle sacre scritture in cui Dio è definito giusto, ve ne sono altri che sottolineano la sua misericordia.

Come Paolo IV suo modello prese parte e volentieri, alle sedute dell’inquisizione considerandola lo strumento più importante per la difesa e il mantenimento della purezza della fede.

L’opera ecclesiastica di Pio V

Nella conduzione della chiesa il papato di Pio V si presentò come la guida più decisa al rinnovamento post tridentino. Dietro i suoi interventi non si celavano interessi politici o nepotistici ma un’inesorabile serietà religiosa, sostenuta da un altissimo senso di responsabilità verso la chiesa.

La prima preoccupazione fu quella di mantenere la purezza della fede e difenderla.

Apparve così nel 1566 il Catechismus Romanus che arrivò fino ai nostri giorni sostituito poi da Giovanni Paolo II con il nuovo catechismo Vaticano II.

Nel 1568 uscì il Breviarium Romanum

Nel 1570 uscì il Missale Romanum

L’opera politica di Pio V

Nel 1568 pubblicava una edizione più severa della bolla  In Coena Domini  detta  la bolla dell’ultima cena che fu proclamata legge penale generale e vincolante.

Tale bolla fu letta ogni  giovedì Santo  fino al 1770.

Il 25 febbraio 1570 con la bolla  Regnans in Excelsis colpiva di scomunica la regina Elisabetta d’Inghilterra. Fu dichiarata eretica e quindi il suo popolo sciolto dal giuramento di fedeltà e all’obbedienza verso essa.

La regina Elisabetta non aspettava altro che quello per liberarsi dall’influenza del papato. Le conseguenze furono disastrose per i cattolici inglesi poiché l’obbedienza al papa fu considerata alto tradimento e pericolosa per lo stato.

In Inghilterra la chiesa fu ridotta all’obbedienza solo al re o alla regina. Diventarono loro i padroni della chiesa sul loro regno e nel loro impero.

Per questo si chiamò Chiesa Anglicana.

Fu l’ultima volta nella storia che un papa scomunicava un principe regnante.  Com’erano lontani i tempi di Canossa.

Incoraggiò le persecuzioni contro gli Ugonotti e applaudì le repressioni del duca d’Alba nei Paesi Bassi.

Fu promotore della battaglia di Lepanto ove il 7 ottobre 1571 la flotta Turca fu distrutta. Ma fu una vittoria a metà perché, distrutta la flotta, era necessario distruggere anche l’esercito. 

Revocò i benefici ai vescovi che non  risiedevano nelle loro diocesi, abolì favoritismi, privilegi, sinecure, licenziò i parassiti e i bighelloni che affollavano la curia romana. Il sistema draconiano che usò contro i parassiti fu la scintilla che scatenò contro di lui lo sparlare pubblico accusandolo di papa della controriforma, dell’inquisizione più spietata. Dal punto di vista ortodosso non fu ne più e ne meno come i suoi predecessori e molti dei suoi successori, erano i tempi, ma nella conduzione morale del clero si differenziò molto dagli altri poiché fu un papa integerrimo a tutto campo, più unico che raro.

La prima cosa che fece da papa, fu quella di abbandonare l’idea di un piccolo convento nel borgo di Castelvecchio e di farne costruire un’altro fuori le mura a meta strada tra Bosco e Frugarolo. Con bolla del 1° agosto 1566  Praeclarum Quidam Opus “ e un anticipo di 20.000 scudi iniziò la vicenda storica di Santa Croce ed Ognissanti complesso monumentale di speciale interesse a favore dei padri domenicani.

Spese un mare di soldi per acquistare terreni, poderi, la fornace per fare i mattoni e perfino una cava a Visone per ricavarne la pietra per i colonnati.

Spogliata a più riprese dalle razzie degli eserciti, ebbe il colpo finale con Napoleone che completò l’opera e ridusse il convento a caserma per veterani. Sloggiati i veterani da un certo Ciravegna il complesso fu destinato a carcere minorile fino al 1990 dopo di che ci fu il totale abbandono.

Solo ai nostri giorni si cerca di recuperarlo. Ma si è solo all’inizio.

L’ansia per la retta fede e la convinzione di doverla difendere ad ogni costo lo portarono ad essere spietato con chiunque non rispettasse la purezza della fede, perseguitò l’eresia con tale impeto che a tutt’oggi quando si parla di eresia ci si ricorda di Lui.

Secondo i suoi detrattori quando morì se ne andò una dei papi più duri, più spietati e più intransigenti della storia, senza provare rimorsi e senza lasciare rimpianti.

Secondo i suoi estimatori quando mori, volle morire con la sua rozza camicia di lana e il suo Santo trapasso fu uno spettacolo degno degli angeli.

Papa Pio V morì il 1° maggio 1572 in odore di santità, fino all’ultimo zelante combattente per la causa della Chiesa Cattolica.

Il 9 maggio 1672 fu proclamato Beato.

Il 21 maggio 1712 venne canonizzato santo da Papa Clemente XI.

 

 ritorno all'inizio pagina

 

INNO A SAN PIO V

 

 ritorno all'inizio pagina

 

san pio sodales.jpg (27929 byte)

testo di don Francesco Berrone

musica di don Angelo Fasciolo

xxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxx

Di Bosco Marengo sei nobile e vanto,

segnacol di speme, di fè, di vittoria.

O presule eccelso, Pontefice Santo

un inno s’elevi, ch’esalti Tua gloria.

                        Potente San Pio, deh! prega per noi,

                        proteggici sempre noi siam figli tuoi.

Del Turco furente nemico di Cristo

un popol crociato per Te trionfò.

Il gaudio comune fu allora frammisto

al giubil d’un Papa che volle e pregò.

                        Potente San Pio, deh! prega per noi,

                        proteggici sempre noi siam figli tuoi.

Del Santo Rosario la Vergine Regina

Tu sempre esaltasti, ne avesti il favor.

da Lei impetrasti la grazia divina

per cui fu sconfitto dell’empio il furor.

                        Potente San Pio, deh! prega per noi,

                        proteggici sempre noi siam figli tuoi.

L’infame eresia che fede dissolve

invitto pugnasti con vigile amore

di Cristo i nemici fiutaron la polve

tuoi figli serbaron di fè lo splendore.

                       Potente San Pio, deh! prega per noi,

                       proteggici sempre noi siam figli tuoi.

A Te con fiducia ricorron le genti

nell’aspra tenzone col serpe maligno

e Tu le proteggi nell’ardui cimenti

sovr’esse il Tuo manto stendendo benigno.

                       Potente San Pio, deh! prega per noi,

                        proteggici sempre noi siam figli tuoi.

Del culto d’Iddio lo zelo fervente

l’amor pei fratelli le fede sincera

Tu infondi San Pio nell’animo ardente

del popol che T’ama Ti segue in Te spera

                       Potente San Pio, deh! prega per noi,

                        proteggici sempre noi siam figli tuoi.

Dei casti pensieri di nobili affetti

ai giovani accendi la brama nei cuori

Tu fuga e tien lungi dai teneri petti

la perfida insidia di vizi ed errori.

                       Potente San Pio, deh! prega per noi,

                        proteggici sempre noi siam figli tuoi.

San Pio t’invocan tuoi figli gementi

deh! Tu li consola pietoso e fedel

sii guida al cammino sii luce alle menti

li addici a la gloria perenne del Ciel.

                      Potente San Pio, deh! prega per noi,

                        proteggici sempre noi siam figli tuoi.

xxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxx

 ritorno all'inizio pagina

 

 

 

 

L'EMPIETA' DELUSA

xxxxxxxxxxxxxxx

 ritorno all'inizio pagina

xxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxx

O  R  A  T  O  R  I  O

PER IL SOLENNE TRIDUO

Da celebrarsi nella CAPPELLA dell’ALMO COLLEGIO

GHISLIERI di PAVIA l’anno 1713

P E R   L A   S A N T I F I C A Z I O N E

DEL GLORIOSISSIMO E SANTISSIMO PONTEFICE

PIO   QUINTO

FONDATORE DI DETTO COLLEGIO 

MUSICA

DEL SIGNOR don GIOVANNI ANTONIO COSTA

CAPPELLANO D’ONORE DI SUA MAESTÀ CESAREA E CATTOLICA

MAESTRO DI CAPPELLA DELLA CATTEDRALE DI PAVIA

& ACCADEMICO FILARMONICO   

xxxxxxxxxxxxxxxxxxxxx

ARGOMENTO   

xxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxx

Tra la grandezza de Miracoli, che fanno luminoso corteggio alla Santità del gran Pontefice PIO QUINTO, fulgidissima Stella del Ciel Gusmano, sempre degno d’ammirazione si è quello, con cui l’Eterno Iddio lo preservò dal barbaro tradimento, orditole dall’EMPIETÀ sua nemica.

xxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxx

xxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxx

Questa odiando a morte la PIETÀ dell’innocente Pastore, non temè di avvelenare nella sua domestica Cappelletta i piedi sacrosanti d’un Crocefisso, acciò da què due fonti succhiasse col bacio il veleno e la morte.

xxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxx

san pio e crocifisso con gambe ritirate 200.jpg (28987 byte)  

xxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxx

Ma restò ben schermita la perfida, allora quando il devoto Pontefice volendo adorare, e pietosamente baciare, come soleva, l’amate piante del Redentore, questi prodigiosamente schiodolle, ritirandole da i labbri genuflessi del Santo. 

Così rimase con questo solo Miracolo 

CHRISTO trionfante, 

PIO illeso 

e l’EMPIETÀ DELUSA. 

xxxxxxxxxxxxxxxxxxxxx

 ritorno all'inizio pagina

XXXXXXXXXXXXXXXX

LA BATTAGLIA DI LEPANTO

XXXXXXXXXXXXX

 ritorno all'inizio pagina

xxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxx

Nel secolo XII l’Europa sta passando uno dei  periodi più duri della sua storia. Ad est l’impero ottomano in piena espansione ha occupato tutti i Balcani, la penisola di Crimea, e tutto il Caucaso. Solo l’impero Asburgico tenta di fermare l’espansionismo ottomano. La Spagna cerca di fermare l’Islam nel nord Africa e la sua presenza nel mediterraneo occidentale. La Francia in preda alle guerre di religione non esita ad appoggiarsi, in funzione antiasburgica, con i principi ottomani.

Tutte le posizioni veneziane nell’Egeo e Nell’Adriatico e nello  Ionio sono in allerta

In preda alla Riforma Luterana e alle guerre di religione in tutta Europa, si presentano bui decenni per il suo futuro.

La battaglia di Lepanto trae le sue origini dall’intenzione dei principi ottomani di estendere l’Islam e di conseguenza il loro dominio imperiale su tutta Europa

Già da decenni  l’impero turco è la maggiore potenza del mondo e va da se la tentazione dei vari Pascià, Califfi ed Emiri di tentare di impadronirsi militarmente dell’Europa  e poi dominarla islamizzandola.

Il più preoccupato di questa situazione era Pio V che appena eletto al soglio di Pietro volle organizzare una Lega Santa per combattere i turchi, mettendo d’accordo il più possibile dei principi cristiani.

Ne fu l’artefice e realizzò la Santa Lega il 20 maggio 1571.

L’armata cristiana era composta da tre flotte principali: quella veneta guidata da Sebastiano Venier  Quella del papa guidata da Marcantonio Colonna  e quella di Filippo II guidata dal fratello Don Giovanni d’Austria e comandante supremo.

Altre navi da battaglia di diversi stati si erano aggregate come lo Stato delle due Sicilie, la repubblica di Genova, gli Stati Pontifici e la Spagna.

In tutto : 280 bastimenti di diverso tipo, 1800 cannoni di bronzo, 34000 soldati,13000 marinai e 43000 vogatori tutti schiavi turchi e criminali.

La flotta cristiana si concentrò a Messina alla fine di agosto del 1571.

Bisognava solo aspettare il casus belli per dichiarare guerra.

E il casus belli ci fu ai primi di agosto con i fatti di Famagosta.

I turchi alla fine del 1570 invasero Cipro con duecentocinquanta mila uomini un esercito enorme per l’isola. Forse il dato è volutamente esagerato dalla propaganda cristiana. Comunque viene posto d’assedio la città di Famagosta allora Capoluogo della colonia veneziana di Cipro nonché porto di gran traffico navale.

Il capitano generale Marcantonio Bragadin ne organizza la difesa.

Il capitano Jeneral da Mar Sebastiano Venier comandante la flotta veneziana non riesce ad intervenire per tempo in soccorso della città.

Dopo undici mesi di inutile assedio e di inutili combattimenti, i dati ci danno la morte di ottantamila uomini turchi contro poche centinaia di veneziani, ( qui la propaganda esagera decisamente ) si conviene ad un accordo tra Lala Mustafà comandante turco la spedizione e  Marcantonio Bragadin capitano generale dei veneziani.

 Le clausole della resa sono sottoscritte pure dai Turchi che ne promettono il rispetto.

Il 5 agosto Lala Mustafà il plenipotenziario turco invita Bragadin a presentare ufficialmente la resa e consegnare le chiavi della città.

Ma Pertev  Pascià, superiore diretto di Lala Mustafà non mantiene la parola data e secondo gli storici accusa Bragandin di avere fatto decapitare degli schiavi turchi.

Viene perciò arrestato e subito gli vengono tagliate le orecchie. Il resto del seguito, tutti i comandanti veneziani, vengono subito eliminati con la decapitazione.

Intanto le truppe ottomane attaccano la città, vi entrano e uccidono tutti gli Italiani che trovano. La mattina dopo assaltano le navi in attesa di partire per Creta e fanno schiavi tutti coloro che trovano uomini,donne,bambini.

Il 15 agosto Pertev Pascià invita Bragadin a farsi mussulmano per avere salva la vita ma questi rifiuta. Viene di conseguenza scorticato vivo.

La notizia dei fatti di Famagosta giunge alle forze della Lega Santa.

L’episodio sortì l’effetto di scatenare tra i cristiani, l’odio verso i Turchi.

Gli animi già arroventai s’infiammano. Si parte per Lepanto dove è concentrata la flotta turca.

Il trasferimento della flotta da Messina fino al golfo di Patrasso fu un’epopea. 

Novantamila uomini stipati su 280 bastimenti al massimo il più lungo era di 60 mt.

La densità media di trecento cinquanta persone con tanto di equipaggiamento bellico, acqua da bere, cannoni, polveri da sparo, remi e rematori che si muovevano il tutto su poco più di duecento metri quadrati di ogni nave. Fu perciò dato un ordine singolare la truppa doveva lavarsi almeno due volte al giorno con acqua di mare sollevata a secchiellate. Sia per pulire gli uomini che le barche dalle deiezioni.

Lepanto. E’ una cittadina sulla costa continentale della Grecia. Appena superato lo stretto di Patrasso. Proseguendo si entra nel golfo di Corinto. 

Sulla sinistra un ampio golfo che porta lo stesso nome ospitava la flotta turca.

La flotta turca contava in tutto circa 280 bastimenti come la flotta cristiana, 750 cannoni, 34000 soldati, 13000 marinai, 41000 vogatori tutti schiavi cristiani.

Aspettava tranquillamente l’arrivo della flotta cristiana.

Entrambi i comandanti erano convinti di avere superiorità numerica sull’avversario.

All’alba del 7 ottobre 1571 le due flotte si trovarono una di fronte all’altra nel golfo di Lepanto. Entrambi i comandanti si resero subito conto che non avevano nessuna superiorità sull’avversario quindi non cera da sperare che nel valore e nell’ardimento dei propri uomini.

I turchi si disposero a mezzaluna.

Alla destra dello schieramento cinquantasei galee al comando di Mahemet Soraq detto Maometto Scirocco, alla sinistra sessantatre galee al comando di Uluch Alì il rinnegato calabrese Occhiali e al centro, novantasei galee al comando di Mehemet Alì, comandante in capo che a bordo della Sultana aveva il vessillo verde dell’Islam con scritto a caratteri d’oro quasi 30.000 volte il nome di Allah.

La flotta cristiana si schierò una galea di fianco all’altra e alle spalle una piccola flotta di riserva.

Il comandante in capo dello schieramento cristiano  Don Giovanni d’Austria  ordina:

“ Che si combatta “

Il suo secondo Capitano Jeneral da Mar Sebastiano Venier risponde

“ Est necessitate et non si puote far da manco “

Fu così che le due flotte e i relativi equipaggi si scagliarono l'un contro l'altro con reciproca furore e reciproco odio.

Si combatté accanitamente per tutta la giornata ma alla fine prevalse la flotta cristiana.  Della flotta turca ben poca cosa si salvò.

Fu la più grande battaglia navale della storia.

Imbarcato su una delle navi cristiane c’era uno spagnolo il cui nome resterà famoso nella storia.  Si chiamava Miguel Cervantes grande scrittore ed autore del Don Chisciotte.  Ebbe a definire la Battaglia di Lepanto come:

xxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxx 

“ Il più grande evento che videro i secoli”  

xxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxx

xxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxx

xxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxx

Alcuni brani di questo testo sono stati recitati da Emilio Girino, cerimoniere PQS,

in occasione della Festa Ghisleriana in Bosco Marengo del 22 maggio 2004

xxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxx

 ritorno all'inizio pagina

 

Proclarum Quidam Opus

xxxxxxxxxxxxxxxxx

La bolla per la fondazione di Santa Croce

xxxxxxxxxxxxxxxxxxxx

 ritorno all'inizio pagina

1° agosto 1566  il vescovo Pio, servo dei servi di Dio, fonda il Convento della Croce e di tutti i Santi a Bosco.

A perpetua memoria.

 

È certamente opera meritevole di gloria e sommamente degna di chi coltiva la pietà cristiana praticare lo studio e il ricordo delle cose divine, dopo aver tralasciato come effimeri gli interessi mondani. Ma quell’opera deve essere considerata più eccellente quando gli studi delle sacre lettere  e la pratica della più rigorosa disciplina sono sostenuti con il medesimo impegno. Anche se da sempre abbiamo desiderato quell’opera,  ora, chiamati dalla volontà di Dio al Sommo Pontificato, ci sforziamo di realizzarla ovunque. Tuttavia l’intenso amore per la terra natale ci spinge e stimola ad abbellirla con questo pio ricordo. Infatti già da tempo, membri dell’altissimo Ordine cardinalizio, prendemmo la decisione di arricchire il borgo natale di Bosco di un edificio sacro per la famiglia religiosa in cui noi stessi siamo cresciuti e concretamente abbiamo portato avanti quest’opera, dopo i modesti inizi, quali allora il nostro patrimonio consentiva, con il consenso del Superiore dell’Ordine;  e siccome di giorno in giorno il nostro animo sempre più si accende di sacro entusiasmo per quest’Opera, ci sforziamo di promuoverla in forma sempre più eccellente per dedicarla alla gloriosa insegna ( la Croce ) del nostro Salvatore e alla splendida moltitudine di coloro che con le loro vesti bagnate di sangue dell’Agnello, assidui servono giorno e notte davanti al trono di Dio nel suo tempio ( tutti i Santi ).  Perciò, sostenuti dall’aiuto di  Colui nel cui grembo riponiamo tutte le nostre iniziative, intendendo proseguire e portare a termine questo nostro pio e salutare intento a lode del nome di Dio e ad incremento della cattolica fede, di nostra iniziativa ( motu proprio ) e in piena consapevolezza, erigiamo ed istituiamo in perpetuo il predetto edificio e tutte le costruzioni circostanti come Convento ( Domus ) intitolato alla Santa Croce e tutti i Santi, dell’Ordine dei Frati Predicatori, che ubbidisce alla regola nella Provincia di Lombardia, secondo l’uso del predetto Ordine e si recitino le divine preghiere nel Coro e fuori alle ore prescritte e si pratichi inoltre senza interruzione lo studio delle Arti e della Teologia. Quel Convento e la Chiesa,  il sacrario, il chiostro, il dormitorio, la biblioteca e gli altri laboratori ( officinas ), con vasi, indumenti, campane, libri, suppellettili sacre, preziose per la cura comune, quale si conviene a ciascuna cosa, li affido ad un Priore e a tredici Sacerdoti ( presbyteris ), che siano tutti idonei ad ascoltare le confessioni dei laici secondo le disposizioni del predetto Ordine, e di questi almeno sei possano predicare la parola di Dio; e parimenti ( li affido ) a quattordici altri Frati scolari ( scholaribus ) e a un Lettore nelle Arti e ad un altro in Teologia, inoltre a otto Terziari o Conversi, che siano a servizio comune: ma questo potrà crescere o diminuire a seconda che la situazione di abbondanza o di difficoltà sembrerà richiedere.

Tutte le domeniche e in tutti i giorni festivi si predichi in questa chiesa la parola di Dio.

In Quaresima quella funzione ( la predicazione ) si dovrà svolgere o lì ( nella Chiesa del convento ) o nella Chiesa di San Pietro nel suddetto borgo ( di Bosco ), come sembrerà meglio al Priore del Convento. Stabiliamo inoltre che il Priore e i frati il primo giorno di ciascun mese, celebrato il Sacrificio della messa nel coro, preghino per la salvezza dell’anima dei defunti del nostro Convento e di tutti coloro che in qualunque modo sono a noi legati. Dopo la nostra morte ( nobis ingressis viam universale carnis ? ) si celebri il solenne Anniversario per la salvezza della nostra anima in tutti i tempi futuri, stabilendo che tutte le predette disposizioni rimarranno immutabili e inviolate e che sarà vana e inutile qualunque modifica si cercherà scientemente o per ignoranza di introdurre, non opponendosi ( il decreto ) di papa Bonifacio VIII di felice memoria, nostro predecessore, con cui si proibisce ai Frati Mendicanti di acquisire o ricevere nuove sedi per abitarvi, senza la concessione della Sede Apostolica che faccia esplicita e specifica menzione di tale proibizione e ( non oponendosi ) altre Costruzioni Apostoliche e il giuramento del suddetto Ordine e gli statuti e le consuetudini rafforzati dalla conferma Apostolica ……     

( l’interpretazione del periodo da “ non obstantibus ” in avanti è incerta ) 

Perché la frequentazione della Chiesa e la devozione dei fedeli che ad essa si recano siano ripagate con un più grande dono del tesoro celeste, per opera della Misericordia di Dio Onnipotente, confidando nell’autorità dei Beati Apostoli Pietro e Paolo, concediamo l’indulgenza plenaria e la remissione di tutti i peccati ai veri penitenti fedeli, di entrambi i sessi, che nel giorno della festa dell’Invenzione ( ritrovamento ) della  Santa Croce o nella celebrazione di tutti i Santi e reciteranno con la mente interamente rivolta Dio cinque salmi di Davide a scelta o il Simbolo degli Apostoli o al posto di ciascun salmo cinque volte la preghiera Domenicale ( il Pater noster ) e altrettante volte l’Angelus.

( segue l’indicazione di indulgenze parziali di varia estensione per chi prega all’altare della reliquie donate dal pontefice al convento )  

A nessuno dunque sia lecito violare o andare contro il contenuto di questa pagina dedicata alla erezione, istituzione, allo statuto, alla concessione, alla indulgenza, o se qualcuno presumerà di farlo, saprà di incorrere nell’indignazione di Dio Onnipotente e dei suoi Beati Apostoli Pietro e Paolo.

 

Dato in Roma, in San Pietro, nell’anno 1566 dell’Incarnazione del Signore.

Il 1° agosto, nel primo anno del Nostro Pontificato.

 

Io, Pio vescovo della Chiesa Cattolica

xxxxxxxxxxxxxxxxxxx

xxxxxxxxxxxxxxxxx

 ritorno all'inizio pagina

xxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxx

xxxxxxxxxxxxxxx